giovedì 13 novembre 2014

EIFF2014: We Are Monster

21 Giugno 2014

Tratto da una storia vera.

L'8 Febbraio del 2000, presso il Feltham Young Offenders Institute, viene incarcerato Robert Stewart,  adolescente violento e razzista, che, per una deliberata scelta delle guardie, si trova a dividere la cella con Zahid Mubarek. Sei settimane dopo, senza una causa appetente, Robert uccide Zahid, a poche ore dal rilascio di quest'ultimo.

Una tematica dolorosa, sconcertante, che provoca una sorta di fastidio fisico. Il film la tratta con distacco, mostrando i fatti e portando lo spettatore nella cella di Robert, dalla quale esce raramente, e addirittura dentro il suo inconscio. Vediamo davanti a noi lo scindersi di Robert in due, la sua molteplice personalità si palesa visivamente davanti ai nostri occhi e il film non è altro che un lungo monologo, o meglio, una lunga conversazione all'interno della psiche di questo protagonista rotto, malato, deviato.
Vengono così a crearsi due livelli. Nel primo c'è Robert che dialoga con Robert, che cede alla forza del suo lato più oscuro, che prima decide, poi pianifica e poi ancora mette in atto. Nell'altro vi è l'istituto, con gli altri ragazzi, che guardano con diffidenza e scherno il nuovo arrivato, con Zahid, che all'inizio cerca di relazionarsi con questo nuovo compagno di cella che a stento gli parla, che, preoccupato, chiede inascoltato aiuto alle guardie, con le guardie stesse, che ignorano tutti i segnali di minaccia fino a quando è troppo tardi.

Leeshon Alexander
Un potente film di denuncia visto dalla parte dell'aguzzino, interpretato da Leeshon Alexander, che
spazia, attraverso flashback, lungo tutta la vita di questo adolescente killer, vagliando i suoi rapporti disfunzionali all'interno della famiglia in diversi momenti della sua crescita. Vediamo, o meglio sentiamo, la lunga lotta interiore che sfocia nel tragico evento, avendo davanti a noi le due facce di questo ragazzino che si tramuta di fronte a noi, un passo alla volta, in un mostro.
Il tutto si traduce in una lunga corsa contro il tempo, contro un evento che, da spettatore, speri tremendamente che non accada mai.

E' qui la trappola drammatica.
Il film si apre proprio con la scoperta del corpo di Zahid, celata e non del tutto chiara, certo, ma il fatto è li, davanti a noi: il film non è altro che il racconto di ciò che abbia portato a qual momento.
E mentre lo spettatore guarda mette insieme tutti i piccoli tasselli, tutti gli indizi e sa perfettamente cosa sta per succedere. Eppure, in modo totalmente illogico, speriamo che i fatti cambino in itinere, che l'inevitabile non succeda, che qualcuno intervenga, quasi come un deus ex machina, ad impedire un fatto tanto orribile quanto insensato.
Robert poco prima di agire
Sebbene Zahid (Aymen Hamdouchi) compaia proporzionalmente meno di Robert, il pubblico non può far a meno di affezionarsi a quel ragazzino che si trova nell'istituto per una bravata giovanile e che, di fronte allo strano ed inquietante ragazzo con cui condivide la cella, continua a ripetersi "fra poco sarò fuori".

Prodotto da Noel Clarke, già presente all'Edinburgh International Film Festival nei panni di regista e protagonista di The Anomaly, il film, nella sua semplicità, ha una potenza inaudita, capace si spezzarti nel profondo davanti a fatti di cronaca che troppo spesso vengono percepiti senza la coscienza dovuta.

Ve lo consiglio caldamente.

Purtroppo non è ancora presente un trailer su Youtube. Vi lascio quindi con l'intervista che il regista e il protagonista hanno rilasciato proprio all'Edinburgh Intenational Film Festival.


mercoledì 12 novembre 2014

EIFF2014: Snowpiercer

20 Giugno 2014

Snowpiercer è un caso più unico che raro. L'unico film, che io sappia, ad essere uscito prima in Italia che nel Regno Unito. Eh già. Mentre mio padre, novello cinemaniaco, l'aveva già visto da un bel po', io, nella mia Edimburgo, ancora lo aspettavo con ansia, rosicando rosicando.
Ho avuto la mia chance di vederlo proprio all'Edimburgo Film Festival di quest'anno e ovviamente non potevo lasciarmelo sfuggire.

In un futuro non troppo lontano da noi la Terra ha subito una seconda glaciazione e da anni tutta la popolazione superstite vive su un treno a moto perpetuo che ne garantisce la sopravvivenza. Purtroppo l'idillio è svanito da tempo: ora la star grande maggioranza dei passeggeri risiede nella coda del treno nella miseria, in condizioni umane disastrose, trattati quasi come animali da coloro al comando.
Quando due bambini, gli ultimi di una lunga lista, vengono scelti per un misterioso compito alla testa del treno, questa popolazione già al limite sfonda gli argini che la conteneva dando così inizio alla rivolta.

Tilda Swinton
Comincerà così una lunga e faticosa risalita verso la testa del treno per ribaltare Wilford, capo di questa nuova società e causa di ogni male che la popolazione sta ora soffrendo. I rivoltosi, vagone dopo vagone, vengono a contatto con quanto gli era stato fino a quel momento precluso, il cibo che da anni non vedono, il lusso sfrenato dei privilegiati, la vita cui non hanno mai avuto accesso.

Tratto da una graphic novel, Snowpiercer è un film post apocalittico che ci costringe ad affrontare faccia a faccia la nostra umanità più profonda, con le sue scelte, anche sbagliate, estreme, che la disperazione può dettare. Il tutto convogliato, è proprio il caso di dirlo, verso un finale che il pubblico non si aspetta, lasciandogli l'amaro in bocca.

L'intensità del cast aiuta gli spettatori ad immergersi nella vicenda, guidati, proprio come i rivoluzionari, da un Chris Evans oscuro e anti-eroico, che si spoglia totalmente delle vesti di Capitan America per abbracciare un ruolo complesso in cui si destreggia con maestria, dimostrando le sue grandi capacità attoriali. Nel cast anche un fantastico Jamie Bell, ex Billy Elliott, che ci regala attimi di triste ironia, il premio oscar Octavia Spencer (The Help), la poliedrica e trasformista Tilda Swinton e il grandissimo John Hurt.

Insomma un film che consiglio caldamente e già disponibile in DVD e Blu-Ray, tra l'altro nell'interessantissimo (e unico) formato del doppio disco. Non ne posseggo personalmente una copia ma eccovi i contenuti speciali dell'edizione DVD in briciole:

  • Trailer
  • Spot TV
  • Promo
  • Le Scenografie
  • Gli Effetti Visivi
  • Dietro le Quinte
  • I Personaggi
  • Conferenza Stampa
  • Photogallery

Le lingue sono l'inglese e l'italiano (entrambi anche in Dolby Digital) con la possibilità di sottotitoli per non udenti in italiano.
John Hurt, Chris Evans e Jamie Bell
Insomma, un'edizione davvero ricca per un film assolutamente da vedere. Al fondo potrete trovare i link diretti ad Amazon e per ora vi lascio con il trailer... Enjoy!




martedì 11 novembre 2014

EIFF2014: Coherence

26 Giugno 2014

L'idillio di una tranquilla cena casalinga fra amici viene bruscamente interrotto da un blackout. Inizialmente attribuito al passaggio di una cometa estremamente vicino alla terra, ben presto gli invitati si rendono conto che c'è qualcosa di terribilmente sbagliato nella serata che stanno vivendo.

Queste sono le parole con cui il film è descritto sul programma, più o meno, e io non voglio dirvi di più. 
Un po' horror, un po' thriller questo film claustrofobico e paranoico trascina gli spettatori nell'epicentro di un vortice che converge verso profondità di difficile comprensione.
Ben presto chi guarda si rende conto insieme ai protagonisti che tutto deve essere messo in discussione, nulla è come sembra, persino la realtà stessa e per anche solo concepire quello che sta accadendo bisogna spingersi ai limiti del possibile.

Un film coinvolgente che riesce ad ampliare il senso di disagio dovuto alla trama in sè grazie all'utilizzo della camera a spalla che da un senso di "fatto in casa" e per questo estremamente reale. 
Vi sono stacchi di scena che sfociano in un nero che persiste troppo per essere casuale, e alla ripresa successiva la situazione non è cambiata di molto. Questo, di nuovo, aiuta ad aumentare il senso di claustrofobico disagio che i protagonisti vivono e che pian piano contagia anche gli spettatori.
Ma nonostante l'incredibile pesantezza psicologica in cui il film è avvolto non manca un ironia e un divertimento che riescono ad alleggerire l'atmosfera, concentrato questo principalmente nel personaggio di Nicholas Brendon (Buffy, Criminal Minds).

Emily Baldoni in una scena

Raramente ho visto film come questo, tematica insolita ed altamente intelligente, ironia e coinvolgimento, un finale che resta impresso addosso. 
Lo consiglio caldamente.



Cospargersi cinematograficamente il capo di cenere...

Perdono. Perdono. PERDONO.

Assicuro che le nostre intenzioni erano delle migliori.
La nostra latitanza non doveva essere sì prolungata e soprattutto il nostro ritorno doveva essere accompagnato da un sito tutto nuovo, very professional e super cool.
Anche se questa prospettiva si allontanava sempre più, beh, è difficile rinunciare a certe idee di grandezza e quindi anche se i tempi di dilatavano inesorabilmente non ho voluto mollare e il risultato sono stati questi lunghi lunghissimi mesi di attesa.
A tutto questo va aggiunto il fatto che sia la mia vita che quella della mia esimia collega sono enormemente cambiate nel giro di pochissimi mesi...

*** MIKY VI RACCONTA COSA ACCADDE IN QUESTI MESI STILE THE ROAD SO FAR DI SUPERNATURAL***

Ecco, appunto...

Beh, dovete sapere che la Miky (diffidate, sempre diffidate, delle persone che parlano di se stesse in terza persona) è stata ammessa ad un master di Torino. Dovette quindi impacchettare tutto (e il "tutto" si tradusse in 6 scatoloni da 30 kg) e lasciare la sua amata Edimburgo per tornare nel Paese natio, fra fiumi di lacrime e speranze per il futuro.
Ora il master è iniziato e la Miky è contenta e soddisfatta. Aspetta i risultati attitudinali per sapere quale sarà il suo destino nei prossimi due anni.

La Laura, invece, non ha certo avuto una vita più facile. Ha dovuto lasciare (ma solo formalmente) un lavoro che le piaceva molto per un altro che non si è rivelato all'altezza delle aspettative e ora è approdata ad un terzo. E' quindi sommersa di libri, articoli e documenti cui tenta di dare un senso.

***

Appurato questo, oggi ho detto basta. Basta aspettare, basta tergiversare, basta procrastinare.
Cospargendomi il capo della cenere del titolo, chiedo di nuovo perdono e vi introduco a questo nuovo anno di The Cemetery Of Forgotten Films: ricordatevi che per qualsiasi domanda o interazione di qualunque genere con noi potete trovarci a recensionidvd@gmail.com

Benritrovati, dunque, e a presto!


O FORSE NO...?

sabato 2 agosto 2014

Comunicazione di Servizio: Promo interessanti su Amazon.it

Benritrovati a tutti!

Anche se sul blog siamo silenti da un po' vi garantisco che nel backstage fervono i lavori per portare il nostro piccolo progetto alla versione 2.0.

Nel frattempo velavo segnalarvi, miei cari amici cinemaniaci, due interessanti offerte su Amazon.it

In questo momento, infatti, su moltissimi titoli sia DVD che Blu-Ray vi è lo sconto del 30% se acquistate un totale di rispettivamente 29 o 39 euro.
Insomma un'offerta che può lasciare il tempo che trova ma se, come me, avevate dei titoli nel carrello che aspettavate di acquistare da tempo, beh allora vale proprio la pena di darci un'occhiata.
Attenzione però: il tutto scade il 10 Agosto quindi non c'è tempo da perdere!

Sento che ci sarà presto la recensione di qualche nuovo titolo Blu-Ray... Così per dire eh...

Ecco qui di seguito i link diretti alla pagina dell'offerta, buon shopping!


Promo DVD Promo Blu-Ray

domenica 29 giugno 2014

EIFF2014: #ChicagoGirl - The Social Network Takes On a Dictator

Un documentario sensazionale che segue per due anni la vita di Ala, una diciannovenne siriana che vive negli Stati Uniti. Ma Ala non è una ragazza come tutte le altre. Ala coordina dal suo laptop la rivoluzione civile in Siria.

Grazie all'utilizzo dei social network Ala riesce infatti ad organizzare e mettere in contatto gruppi rivoluzionari, la maggior parte dei quali sono ragazzi suoi coetanei, che si ritroveranno poi nelle strade per dare voce ad una generazione che è stanca di stare a guardare un governo dittatoriale.
Molti di questi giovani sono studenti, istruiti, magari hanno  anche studiato all'estero, medici, giornalisti, filmmaker che hanno intuito che il mondo online è uno dei più importanti mezzi di comunicazione e che hanno imparato ad usarlo in modo da aggirare il blocco della stampa che il governo a messo in atto quando le rivolte sono iniziate.
Cellulari, videocamere, computer diventano i testimoni della voglia, dell'ardore che questi giovani hanno per la libertà a costo della loro stessa vita.
Attraverso le immagini raccolte da questi stessi ragazzi il film documenta una lotta senza riserve, piena di coraggio e paura al tempo stesso.

Ala al lavoro
Non sono una grande fan dei documentari ma questo è semplicemente meraviglioso, toccante, intenso. Racconta una verità scomoda, che non tutti vogliono sentire ma proprio per questo vale la pena di essere visto, deve essere visto, condiviso, proprio come i filmati che i ragazzi siriani trasmettono su youtube o Facebook.
Deve essere condiviso.
Pur non essendo di una durata eccessiva, il fatto che copra due anni della vita delle persone coinvolte permette allo spettatore di conoscerle, quasi di crescere con loro. E, purtroppo, in due anni molte cose possono succedere...

Alla fine stavo piangendo come una fontana. Con singhiozzi e lacrimoni.

Davvero un film da vedere.

Eccovi il trailer...


lunedì 23 giugno 2014

EIFF2014: The Anomaly

In un futuro non troppo lontano, Ryan si risveglia nel retro di un furgone in movimento. Non sa come sia arrivato li è con lui c'è un ragazzino, Alex, che è stato evidentemente rapito.
Riuscito a scappare con il piccolo prigioniero, Ryan inizia una fuga per le vie di Londra per cercare di salvarsi entrambi, mentre misteriosi uomini in nero si accaniscono al loro inseguimento. Quando è il momento di affrontare i criminali, Ryan sfoggia incredibili capacità di combattimento, riuscendo a neutralizzarli. 
Tutto questo dura all'incirca 9 minuti.
Quando quello che sembra il capo della banda raggiunge il luogo della lotta, si rivolge a Ryan come se lo conoscesse da tempo.
Pochi secondi dopo, Ryan sviene, come vittima di una specie di cortocircuito.
Così si apre lo sci-fi thriller The Anomaly, diretto ed interpretato da Noel Clarke, volto noto per le sue apparizioni in Doctor Who e Star Trek: Into Darkness.

9.47 minuti è il tempo di coscienza di se stesso che Ryan ha e che deve usare per cercare di mettere insieme i pezzi di quel puzzle che è diventata la sua vita. 
Ben presto si rende conto di essere controllato, che nei momenti in cui non è più lui c'è qualcun altro che agisce per conto suo, si rende conto di aver avuto parte attiva nel rapimento di Alex e ora cerca con tutte le sue forze di fare ammenda cercando di trovarlo.

Tutto il film è girato dal punto di vista di Ryan: ci svegliamo con lui, siamo partecipi della sua confusione e del suo smarrimento ogni volta che prende coscienza in un luogo e in un tempo diverso.

Noel Clarke in una scena

La proiezione cui ho assistito è quella che ha seguito il Red Carpet (di cui potete vedere le foto sulla nostra pagina Facebook) e immediatamente dopo vi è stato un interessantissimo Q&A con Noel Clarke e l'attore Niall Grey Fulton.
Entrambi hanno precisato che questo è un low budget film eppure sembra una di quelle grandi produzioni hollywoodiane che ora siamo così abituati a vedere al cinema. Devo dire che il risultato ottenuto è davvero sbalorditivo: il film non ha nulla cui invidiare agli altri film contro cui compete che sicuramente sono costati di più.

La storia è coinvolgente e insolita, trattata con attenzione: pur essendo frammentaria lo spettatore non ne perde il filo e anzi proprio la sua non regolarità aiuta a simpatizzare con il protagonista, a venire coinvolti nella sua vicenda che ad un certo punto sembra impossibile di soluzione.

Altra informazione davvero interessante venuta fuori durante il Q&A: tutte le numerose scene di lotta sono state girate in one shot, vale a dire senza stacchi d'inquadratura, senza pause ma tutto in un'unica azione. Questo significa che se una scena non incontrava le aspettative del regista o vi era qualcosa di sbagliato era necessario ripeterla dall'inizio. I combattimenti sono stati coreografati in modo davvero spettacolare e alcuni degli avversari del protagonista erano lottatori professionisti. 

Un altro film che mi è piaciuto e per cui non mi sono pentita di aver PAGATO per il biglietto (e si, mi sono mossa tardi è il film era molto gettonato). Lo consiglio se volete un po' di azione innovativa.

Vi lascio con il trailer...




sabato 21 giugno 2014

EIFF2014: The Skeleton Twins

Il film si apre con Milo che tenta il suicidio. Nello stesso momento, a chilometri di distanza, la sua gemella Maggie sta pianificando di fare esattamente lo stesso.
Questo l'icipit di The Skeleton Twins, potente e divertente film d'introspezione nelle relazioni famigliari e non. 
Accorsa al capezzale del fratello con cui non ha contatti da 10 anni, Maggie convince Milo a trasferirsi da lei per il periodo di recupero, nella provincia dell'est coast. 
Comincia così il processo di riavvicinamento di questi due fratelli che il tempo e la distanza hanno fatto allontanare. Entrambi saranno costretti, proprio grazie alla presenza dell'altro, a fare i conti con quella parte di se con cui non vogliono avere a che fare, quella parte nascosta a tutti che è il principio di tutti i loro problemi. Si troveranno di fronte a quella verità da cui sono scappati da anni.
Milo dovrà affrontare il fatto che la sua carriera di attore probabilmente non decollata mai e intanto riallaccia i rapporti con un ex-ragazzo dei tempi del liceo, ma anche questa relazione si scoprirà non essere del tutto sana e giusta per lui, mentre Maggie dovrà aprire gli occhi su quella che è la sua vita, su quello che ha raggiunto e su quali sono i suoi desideri.
Milo è, dei due, quello più conscio della propria situazione, quello che capisce cosa gli sta succedendo e che sta cercando, dopo tentativi evidentemente fallimentari, di trovare una soluzione ai propri problemi. Maggie, invece, continua a vivere un'illusione che la sta pian piano distruggendo dall'interno, non riesce a mettersi di fronte quello specchio interiore e ad affrontare quelli che sono i veri problemi.
È interessante vedere come i ruoli dei due, dall'inizio del film, si ribaltino: Milo appare come il più fragile, dato il gesto estremo che compie, eppure sarai lui la roccia a cui una Maggie alla deriva dovrà cercare di aggrapparsi.
Entrambi cercano una felicità che gli sembra preclusa ma che, forse, riusciranno a trovare proprio l'uno nell'altra. 



Kristen Wiig e Bill Hader, colonne portanti del Saturday Night Live per moltissimi anni, sono i due gemelli del titolo e mettono insieme un film strepitoso e incredibilmente divertente data la tematica che tratta. Le dinamiche fra i due fratelli sono semplicemente impagabili e smorzano la tensione suscitata dai fatti della storia ma senza per questo sminuirli d'importanza. Wiig e Hader, probabilmente grazie agli anni trascorsi insieme su uno dei più famosi palcoscenici comici della tv, riescono a dare al rapporto fra fratelli una veridicità quasi disarmante, fatta di piccoli episodi, piccoli momenti così intimi e personali che non si possono prendere per mera recitazione. Vi è una semplicità e una naturalezza in questo film e nella recitazione del cast che dà quasi l'impressione di essere affacciati ad una finestra sul reale.



Devo dire che questo è uno dei miei film top di questo festival, almeno per ora. Ne consiglio davvero caldamente la visione.

Vi lascio con un'interessante intervista che il regista ha rilasciato per il Sundance Film Festival dato che il trailer non è ancora disponibile...




EIFF2014: We Gotta Get Out Of This Place

Siamo nell'afosa provincia texana. Sue, B.J. e Bobby sono tre amici che stanno però attraversando un periodo molto difficile della loro esistenza: Sue e Bobby lasceranno presto la piccola cittadina per andare al college mentre B.J. continuerà la sua vita nella provincia.
I tre sono inseparabili ma fin dalle prime battute possiamo notare delle dissonanze. Sue e B.J. sono una coppia, probabilmente insieme da sempre, ma ora le differenze fra i due sembrano quasi insormontabili: la crescita e la maturazione li ha allontanati quasi fino al punto di rottura, Sue è distante mentre B.J. rimane ancorato ad un passato che ormai non esiste più. B.J. e Bobby sono migliori amici ma è chiaro fin da subito che sono innamorati della stessa ragazza.

B.J. fa qualcosa di avventato: deruba il suo datore di lavoro Giff (che si scoprirà essere, ovviamente, invischiato in traffici non troppo leciti) e con quelle migliaia di dollari decide di regalarsi e regalare ai suoi amici un'ultimo weekend di follie e divertimenti. 
Ma il crimine non rimane impunito, soprattutto quello contro il gangster locale.
I tre si ritrovano a dover ripagare il debito con un altro crimine: Giff vuole infatti derubare a sua volta Big Red, gangster e strozzino a cui deve un ingente debito, e per farlo userà i tre ragazzi.
Sue e Bobby vogliono chiamare la polizia mentre B.J. si butta entusiasta in quella che per lui è una nuova avventura.
Ma non tutto è come sembra e ben presto le dinamiche relazionali dei tre si stravolgeranno a tal punto da far precipitare, mortalmente, la situazione.


Minacce 

Un film intenso che ti aggancia senza lasciarti andare. 
La storia è coinvolgente, estremamente e paurosamente reale ma senza per questo perdere d'interesse, con svolte che tendono sempre più verso l'annientamento dei personaggi facendo trattenere il fiato agli spettatori. Non ci sono grandi colpi di scena ma una storia lineare che proprio per questo inquieta ancora di più: la sua semplicità la rende totalmente plausibile.

A mio parere, tuttavia, il grande pregio di questo film sta nel cast e nella sua interpretazione. Mackenzie Davies, già vista nel film d'apertura dello scorso EIFF Breathe In e That Awkward Moment, dá il volto a Sue e una profondità incredibile a questo personaggio, Logan Huffman è uno spregiudicato e senza limiti B.J. che riesce a far trasparire tutta la sterminata gamma di emozioni che il suo personaggio attraversa durante tutta la durata del film, e poi c'è Jeremy Allen White la cui interpretazione è semplicemente sbalorditiva, intensa, coinvolgente, reale. Un cast di giovanissimi che dà una grandissima prova di sè.
Personalmente, poi, ho trovato fantastico Mark Pellegrino, che interpreta Giff: volto già noto per le sua partecipazione a numerose serie tv tra cui Supernatural (ma non solo), dà a questo gangster di provincia sfaccettature a 360*. Ironico, divertente, crudele, meschino, Pellegrino rende il suo Giff complesso e interessante, un personaggio che ti colpisce e rimane impresso.


Il cast al completo

Insomma, un film che a me è piaciuto molto e che mi sento di consigliare vivamente.

Vi lascio con il trailer...





venerdì 20 giugno 2014

EIFF2014: The Green Inferno

Primi giorno di festival e si inizia col botto. Cinque film in totale, con tematiche come narcotraffico, poliziotti corrotti, teenagers assassini e cannibalismo.
Dopo aver iniziato la giornata con We Are Monsters, continuiamo con The Green Inferno, l’eco-horror firmati Eli Roth, che, per chi non lo sapesse, è nientepopodimenoche l’Orso Ebreo di Bastardi Senza Gloria. Piccoli uccisori di nazisti crescono.

La scena si apre in un college di New York. Justine è giovane, bella, con un padre diplomatico e piena d’ideali. La voglia di fare di più e lo charme del bello e dannato leader del gruppo ambientalista di turno la convincono a lasciare tutto per una missione in Amazonia per salvare dall’estinzione una tribù indigena, minacciata dai bulldozer della compagnia senza scrupoli di turno.
Fin da subito Justine percepisce un qualcosa di dissonante in tutto quello che la circonda, in come viene gestita questa spedizione e come viene portata avanti. Lasciato anche l’ultimo baluardo della civiltà il gruppo si avventura nella foresta: la meraviglia e la purezza dell’ambiente dissipano gli ultimi dubbi.
Il gruppo arriva a destinazione, solo pochi metri li separano dai bulldozer distruttori. L’operazione ha inizio. Ma ecco che la brutta sensazione di Justine si realizza: tutto viene orchestrato perché lei sia l’unica ad essere realmente in pericolo e in una operazione dove l’unica arma di difesa sono i cellulari e una connessione internet avere una ragazzina dal padre importante che rischia la vita in prima linea è qualcosa che fa notizia.
L’avanzamento della multinazionale è stato fermato, hanno vinto.
Sul piccolo aereo che li riporta alla civiltà tutti festeggiano tranne Justine.

Vi ho detto che questo è un eco-horror. “E quando arriva la parte horror, scusa?” Ecco, adesso.


L’aereo ha un guasto e si schianta al suolo, dopo qualche esplosione in aria che uccide parte del gruppo. I superstiti, scendono a fatica dall’abitacolo distrutto, passando attraverso i corpi martoriati dei loro compagni, solo per ritrovarsi in una situazione ancora peggiore: vengono attaccati dalla stessa tribù indigena che erano venuti a salvare e fatti prigionieri.
Ma la situazione si rivolta dalla padella alla brace, è proprio il caso di dirlo.
Appena arrivati al villaggio i pochi rimasti vengono messi in una gabbia mentre guardano il primo di loro, e anche il più grassoccio, che viene smembrato vivo e cucinato fra le urla di giubilo di tutta la tribù.
Che l’orrore abbia inizio.



Eli Roth mette insieme un horror inconsueto e interessante, composto da una lunghissima prima parte che non ti farebbe mai intuire la seconda. In questa prima parte ci è dato di conoscere i personaggi ma è una conoscenza fittizia: il loro modo di agire e interagire cambierà totalmente dopo aver abbandonato la civiltà.
Roth si attiene a quelli che sono gli schemi canonici del genere, facendo vedere tutto, non tralasciando nulla, il suo sguardo (e la cinepresa) non abbandonano i corpi urlanti e insanguinati mentre vengono fatti a pezzi, gli occhi rimossi, le ossa rotte, la pelle strappata via. Devo dire che ho passato quasi tutte queste scene a cercare di concentrarmi su altro, specialmente le reazioni impassibili di quelli che mi circondavano.
Eppure, proprio quando l’elemento prettamente horror fa la sua entrata in scena arriva anche il divertimento. Eli Roth mischia l’orrore con la risata. Dopo il primo moneto di shock, i personaggi reagiscono, creando scene impagabili come quando due dei prigionieri cercano di far “sballare” la tribù inserendo marijuana nel corpo di un loro compagno morto, riuscendoci per altro.
In questo modo si crea una flebile eppur perfetto equilibrio fra ciò che spaventa e ciò che intrattiene: la tensione viene smorzata senza che il film perda l’attenzione del pubblico.

Pur non essendo un’amante del genere mi sento di consigliarlo: qualcosa di nuovo e raramente visto. Si sconsigliano lauti pasti nelle ore vicine alla proiezione…


giovedì 19 giugno 2014

EIFF2014: X/Y

Ieri sera c'è stata la serata d'apertura dell'Edinburgh International Film Festival ma eravamo già attive da almeno un paio di giorni in cui siamo riuscite a vedere la bellezza di sei film.
Devo ammettere però che le vostre due blogger vengono da giorni particolarmente difficili (visita agli Harry Potter Studios di Londra e conseguente vita da festival scatenata ad Edimburgo) quindi Le recensioni partono da oggi.

Dunque, eccoci qui tutte cariche e pronte per subissarvi di recensioni di film strepitosi (speriamo). Devo dire che i primi giorni si sono rivelati ricchi e interessanti.

Abbiamo cominciato il nostro EIFF con X/Y, film episodico su relazioni che nascono e crescono a New York.

Ryan Piers Williams, qui sceneggiatore, regista e attore (insomma, se la canta e se la suona, come diciamo noi...) porta sullo schermo quattro storie, o meglio quattro punti di vista su una stessa storia, frammentaria e lineare al tempo stesso, che evidenzia la realtà a volte dolorosa e a volte magica delle relazioni.
Ci sono Mark e Sylvia, la coppia che sta insieme da sempre ma che sta affrontando una dura crisi, principalmente dovuta alla distanza di lui e al tradimento di lei.
C'è Jen, la ragazza facile ma dal cuore d'oro che cerca il grande amore in uomini sempre sbagliati per lei ma che forse, alla fine, riesce ad abbandonare i suoi schemi per qualcuno di meritevole.
C'è Jake, che non riesce a togliersi dalla testa la sua ex.

Tre storie principali, quattro personaggi le cui strade si intrecciano e si allontanano per poi ricongiungersi. Storie vere che mettono la relazione romantica sotto una luce tutt'altro che edulcorata,  una cinepresa che guarda tutto, senza giudicare, enfatizzare, nascondere.
Quasi una sorta di documentario che non tralascia nulla. E in tutto questo c'è una delicatezza sconcertante: litigi, tradimenti, scenate, sesso, tutto è visto ma nulla confonde.
Un film semplice, come in fondo è la vita.
Il cast è composto da attori pressoché sconosciuti al grande pubblico (America Ferrera era la burrosa Ugly Betty) ma che portano a casa un risultato strepitoso. Fra i nomi compare anche quello di Dree Hamingway, già vista nel sensazionale Starlet e nipote d'arte (quel cognome vi dice qualcosa? So, esatto, proprio lui).

Un intenso primo piano di Mark (Ryan Piers Williams)


Insomma, abbiamo inviato questo film festival alla grande, con un bel film che mi sento di consigliare a tutti.
Purtroppo il trailer non è ancora disponibile ma provvederò appena possibile!



domenica 9 marzo 2014

The Grand Budapest Hotel (2014)

Ci tenevo a scrivere la recensione di questo film che mi ha lasciato totalmente a bocca aperta. Volevo elencarne i pregi in una sequela di parole entusiaste ma ora, che sono davanti allo schermo del pc mi si pone la domanda fatale: come fare? Come incanalare il fantastico e strabiliante mondo di Wes Anderson in poche righe?

La risposta, almeno per me, almeno per oggi, è che non puoi.

The Grand Budapest Hotel è poesia, è un libro che si dischiude davanti ai tuoi occhi, con i suoi paesaggi che come pop-up prendono forma delineando un mondo molto, molto simile al nostro ma più magico eppure di una semplicità sorprendente.

Un concierge, un lobby boy, un'anziana riccona, il figlio arrivista della suddetta riccona, un avvocato integerrimo, uno scrittore in cerca di storie, un ufficiale dedito alla legge, una pasticciera sono solo alcuni dei numerosi personaggi che affollano il Gran Budapest Hotel. La storia di un delitto che tarda ad essere risolto, un uomo accusato ingiustamente che vuole pulire il suo nome e una giovane storia d'amore. Il tutto circondando da un mondo cartonato e inquadrato volutamente anaturalistico che nonostante ciò riflette alla perfezione la storia e i suoi personaggi, risultando assolutamente indispensabile.

Un film divertente e geniale che intrattiene con le sue battute scoppiettanti, mantenendo il cervello di chi guarda attivo e pimpante, cosa che, purtroppo, molti film non fanno più.

Ralph Fiennes interrogato da Edward Norton

Ovviamente (per il fatto che vivo ad Edimburgo, mica per altro...) ho visto il film in inglese: rimango un'accanita fautrice della lingua originale sopra ogni cosa ma in questo caso devo ammettere che, se il vostro inglese non rasenta la perfezione, si possono trovare non poche difficoltà a capirne completamente le battute. Questo perché il linguaggio di Anderson è magnificamente elevato e ricercato, veloce, inconsueto e inaspettato, tutti fattori che aumentano la piacevolezza del film in se e ne aumentano il valore estetico ed artistico ma che nella visione in originale possono creare dei vuoti di comprensione.

E il cast è eccezionale. ECCEZIONALE. Anche i piccoli cameo sono semplicemente strepitosi e riscoprire nella sua ennesima pellicola quella piccola e variopinta cricca di cui Anderson si è attorniato, beh, ad un certo punto ti sembra di essere al bar con vecchi amici che non vedevi da un pò.

Jason Shwartzman e Jude Law

Questo film mi ha fatto venire voglia di rivedere tutta la filmografia di Anderson che si riconferma (come se avessimo bisogno di conferme...) uno dei maestri contemporanei della settima arte.

Aspetto con ansia che esca il dvd per vedere e rivedere questo piccolo gioiellino... E intanto comincio subito la collezione dei suoi film!

Vi lascio con il trailer in lingua originale... Enjoy!



mercoledì 5 marzo 2014

The Book Thief (2014)

Sono appena tornata dal cinema. Ho dovuto fermarmi a comprare cioccolata prima di tornare a casa perché ne avevo un assoluto e ineluttabile bisogno. La cioccolata non è quasi arrivata a casa...
Ho lottato molto contro questo film, più che altro perché il libro (The Book Thief di Markus Zusak, n.d.a.) mi chiama dalla mia libreria, iniziato, smanioso di essere finito, e non volevo fargli un torto. Poi, oggi, nel mio primo giorno libero da tanto, vedo il film in programmazione. Mi ero appena detta che dovevo andare al cinema di più, sfruttare al massimo la mia super mega fighissima Unlimited Card. E poi ho realizzato che un film così non potevo perdermelo al cinema e vederlo in uno striminzito schermo casalingo, da sola. Ho anche realizzato che se aspettavo di finire il libro, che ho astutamente iniziato in inglese, perché io sono super furba, non lo avrei visto mai, il film (devo dire a mia discolpa che la copertina inglese è molto, molto, molto più figa della banale edizione italiana. Dannata la mia copertinomania...)
Così dopo le commissioni mattutine, verso le 14 (l'orario amato dagli over 60) mi dirigo al cinema pronta per farmi stupire e ammaliare. 
Ho iniziato a piangere dopo i primi 10 minuti e praticamente non ho più smesso, cercando di soffocare i singhiozzi e il naso gocciolante dietro una marea (e non parlo metaforicamente) di fazzoletti.
Devo premettere che sono sempre stata molto sensibile al tema della seconda guerra mondiale e all'ondata di indicibile orrore che essa ha portato ad una quantità di livelli diversi su cui non voglio neanche soffermarmi.
Questo film, o forse dovrei dire questa storia, è meravigliosa. Partendo dal 1938 fino alla liberazione da parte degli alleati, viene raccontata una porzione di Storia attraverso gli occhi di una bambina alla soglia dell'adolescenza, accompagnata dalla voce della Morte stessa.
La giovanissima Sophie Nélisse
Non ci sono eroi, non c'è azione, non c'è il patetismo ostentato in cui sfortunatamente possono incorrere i film di questo genere. C'è invece la quotidianità, la normale vita che viene sconvolta da una guerra per cui ci si sentiva entusiasti, all'inizio, ma che si finisce col vedere con gli occhi di chi perde le case nei bombardamenti, i familiari nei campi di battaglia. E non c'è gloria in questo, ma solo disperazione che tuttavia non riesce ad annientare la speranza per una vita migliore alla fine dell'oscurità. Se ci sono degli eroi sono quelli che tirano avanti, che cercano di sostenere una famiglia contro la fame, e che si oppongono, nel loro piccolo, come riescono, ad un regime che opprime anziché liberare.
La vita della protagonista è fatta di piccoli passi, di poche persone, di minimi atti di coraggio che nelle sue giovani mani finiscono per fare la differenza, e tutto questo, semplicità e quotidianità, alla fine, crea una storia straordinaria.
E in tutto questo c'è l'importanza della parola, del racconto, dei libri, l'importanza di tramandare ciò che si vive e i sentimenti che l'accompagnano, le persone che hanno fatto parte della nostra vita.
Tenerezza
A tutto questo va aggiunto un cast davvero eccezionale che parla un inglese con accento tedesco che dà alla pellicola quella vena di veridicità in più che può fare la differenza: la giovane Sophie Nélisse dà una profondità sbalorditiva a Liesel, senza neanche dover parlare, mentre Goeffrey Rush e Emily Watson... beh, Goeffrey Rush e Emily Watson... Devo aggiungere altro?
Un film che cattura e e non lascia più andare, neanche quando ci chiudiamo la porta di casa alle spalle.
Mi sa che ora devo proprio finirlo, il libro.
Vi lascio con il trailer in lingua originale e, più in basso, i link alle pagine Amazon del libro... Enjoy!

domenica 2 marzo 2014

Speciale Oscar 2014: I Pronostici

Nonostante il titolo, non ci provo neanche a fare dei pronostici veritieri, basati su ore e ore di ricerche su internet, calcoli su possibilità e percentuali, raccolta di opinioni della gente comune o di esperti del settore. Non importa quanto seriamente ci provi: non vince mai chi mi aspettavo.
Quindi forse, in un certo qualmodo, questa è una lista di non-vincitori che alla sottoscritta piacerebbe tanto vedere su quel palco a ritirare la statuetta.
Ora mi spiace per loro... Forse avrei dovuto tenermi la mia bella lisa per me, magari avrebbero avuto un po' di chance in più...


Ma ormai eccola qui, tutta per voi:

MIGLIOR FILM

Vorrei Nebraska del mio adorato Payne ma mi sa andrà al più intenso 
12 Anni Schiavo di Steve McQueen

MIGLIOR REGIA

Lascio perdere momentaneamente il mio amore per Payne e dico Cuaròn 
in una lotta all'ultimo respiro con Steve McQueen

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA

Dico Leonardo DiCaprio per una sorta di principio personale (eddateglielo 'sto Oscar!) ma sono contenta che anche Matthew McCounaghey sia in lizza (magari si toglie definitivamente il bollo del "non recito se non mostro i pettorali")

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA

Mi piacerebbero sia Cate Blanchett (già vincitrice dei Bafta) che Amy Adams ma in agguato ci sono quei mostri sacri della Dench e Streep 

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA

Hill, Cooper o Leto ma Abdi ha fatto faville

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA

Qui vado "sicura": Lupita Nyong'o

MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE

Torna a reclamare vendetta il mio amore per Payne e quindi dico Nebraska ma mi "accontenterei" anche dell'innovativo e non convenzionale Her

MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE

Di nuovo in "sicurezza" dico Philomena

MIGLIOR FILM STRANIERO

Per orgoglio patriottico dico La Grande Bellezza

MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE

Frozen, che mi ha riportata alla mia infanzia disneyana, ma credo andrà 
al delicato Ernest & Celestine

MIGLIOR CANZONE

Non pensavo neanche che Pharrell Williams fosse candidato! Sarà mai che uno dei tormentoni di quest'anno si porti a casa la statuetta? Dico quindi Happy da Despicable Me 2 combattuta con Let It Go di Frozen

Ellen e il suo Oscar

Dunque tutti pronti per il grande evento di sta sera, conduce la cerimonia, per la seconda volta, la strepitosa Ellen DeGeneres. Ad affiancare la comica statunitense ben 46 grandi nomi del cinema come Jennifer Lawrence, Zac Efron, Emma Watson, Matthew McCounaghey e Benedict Cumberbatch...

Udite, udite! Angela Lansbury quest'anno si porta a casa l'Oscar alla carriera: tante congratulazioni alla regina indiscussa del giallo televisivo!

Vi lascio con la candidata all'Oscar  Happy di Pharrell Williams... (continua a farmi un po' strano...)


giovedì 27 febbraio 2014

Film in sala - Lone Survivor

Gli appassionati di war movie usciranno dalla sala soddisfatti e scuoteranno il capo compiaciuti. Peter Berg appaga tutti i loro desideri, e mostra discreta conoscenza della materia nonché notevole padronanza degli stilemi propri del genere: Lone Survivor è azione, spettacolo, violenza. I palati più raffinati invece, e forse anche meno avvezzi a proiezioni di questo tipo, si alzeranno dalle poltrone perplessi e avvertiranno un retrogusto un po’ amaro in bocca. Perché se è vero che Peter Berg imbastisce un prodotto da multisala di presa sicura sul pubblico, è vero anche che lo stesso pubblico assiste a una trafila di dinamiche prevedibili e immagini già viste, e si impone costante la sensazione che non ci sia davvero niente di nuovo (sul fronte).

Berg trae ispirazione dalla drammatica vicenda nota come Operazione Red Wings, in cui un’intera unità di soldati americani, tra le migliori forze di combattimento dell’esercito statunitense, viene falciata dall’abilità e dalla ferocia dei talebani afghani. L’Afghanistan è terreno impervio, e si offre allo spettatore in una serie di riprese a campo lungo su cui l’occhio si disperde e si smarrisce, alimentando la sensazione di pericolo e di ostilità che la situazione già trasmette di sua natura. Tra le montagne rocciose di Jalalabad si consuma l’eroica impresa del comandante Marcus e dei suoi uomini, che lottano strenuamente per la sopravvivenza sfidando il fuoco nemico e l’asperità del territorio, per poi abbandonarsi a morte certa con fermezza e coraggio. Soltanto Marcus infatti riuscirà a mettersi in salvo e a tornare alla base, prima nascosto e poi protetto da una famiglia afghana invisa ai talebani che si batte per la propria libertà.

La sua impresa, basata su eventi realmente accaduti, è dunque materiale filmico potenzialmente esplosivo, che se ben sviluppato permetterebbe di indagare una recente pagina di storia americana ancora piuttosto scottante, e avvierebbe un’interessante riflessione sul controverso rapporto soldati-popolazione civile. Ma lo sguardo di Berg non è né storico né antropologico, è piuttosto una visione “commerciale” delle potenzialità visive della narrazione. Berg indugia sulla spettacolarità dello scontro a fuoco, calcando la mano sul momento della morte dei soldati (Taylor Kitsch come il Willelm Dafoe di Platoon), consegnando allo spettatore uno show pirotecnico che però manca di anima. Non c’è spessore psicologico, non c’è amor di patria, non c’è sentimento, c’è solo il rosso del sangue e il rumore dei fucili, che galvanizzano gli amanti del genere ma non bastano di certo a catturare una platea più differenziata.

martedì 4 febbraio 2014

Le Idi di Marzo (2011)

Questa è la recensione che scrissi, entusiasta, dopo la visione al cinema di questo grandissimo film. A voi le mie parole esaltate.

Quelle speranzose ed entusiastiche premesse che un George Clooney davanti e dietro la cinepresa e un cast così ricco avevano dato in questi mesi si sono pienamente realizzate in una pellicola che a raccontarla perde già un pò del suo fascino.

Iniziamo dalla trama.
Stephen Meyers (Ryan Gosling) è un giovane pieno di ideali esperto in comunicazione con i media che lavora nell'entourage del governatore Mike Morris (George Clooney) che incarna tutto ciò in cui Stephen crede: è brillante, carismatico e crede in quei valori che possono davvero fare la differenza. E' l'uomo giusto, l'uomo che cambierà le cose.
Ma come presto lo stesso Stephen imparerà a proprie spese, il mondo della politica è corrotto ma soprattutto corrode chi ne fa parte, risvegliando un lato oscuro disposto a tutto per ottenere quello che è il suo scopo, anche se quello scopo è buono e giusto, e non esiterà ad usare i mezzi più bassi per raggiungerlo, come usare persone integerrime e sacrificare chiunque, per la causa.

Marginare i danni

Si assiste così alla graduale decadenza di quelli che erano stati gli ideali più forti, e delle persone che quegli ideali li avevano portati avanti a gran voce, in un rovesciamento di piani e di ruoli che travolge lo spettatore costringendolo continuamente a chiedersi come si potrà trovare rimedio a quello che sta vedendo.
Disillusione
Particolare: il film inizia e finisce con la figura di Stephen, emblema del cambiamento che il mondo politico può innescare in chi quel mondo lo vive.

Un cast straordinario dà vita a questa storia di uomini e di politica, regalandoci interpretazioni che non sorprende siano state ritenute degne di premiazione.

Innocua chiacchierata

Ryan Gosling si riconferma per il pezzo da novanta che a tutti gli effetti è, dando intensità e credibilità a quei sentimenti così delicati quali sono la speranza in qualcosa, la disillusione, la disperazione, la fermezza e il cinismo che Stephen attraversa in un vortice verso il basso che sembra impossibile da evitare.

George Clooney lascia la scena al suo nuovo talento ritagliandosi quasi una parte marginale ma ovviamente fondamentale della storia dove il suo noto fascino ben si adatta all'immagine del politico nuovo e carismatico, con la speranza di cambiare il mondo. Ma anche lui non sarà immune da questa spirale di decadenza che sembra passaggio obbligato per raggiungere scopi tanto alti.

Confronto

Altri burattini di quel teatro che è la politica, Paul Giamatti e Philip Seymur Hoffman lasciano la loro impronta da grandi attori in ruoli difficile e complessi, carichi di quella profondità cinica che caratterizza chi ha già visto troppo.

Le grandi donne della pellicola sono Marisa Tomei, giornalista non esente da questo gioco di potere, e Evan Rachel Wood, bella e giovane stagista con un ruolo centrale e altamente drammatico.

Foto di gruppo

Vi lascio con il trailer in lingua originale... Enjoy!