Dopo aver iniziato la giornata con We Are Monsters, continuiamo con The Green Inferno, l’eco-horror firmati Eli Roth, che, per chi non lo sapesse, è nientepopodimenoche l’Orso Ebreo di Bastardi Senza Gloria. Piccoli uccisori di nazisti crescono.
Fin da subito Justine percepisce un qualcosa di dissonante in tutto quello che la circonda, in come viene gestita questa spedizione e come viene portata avanti. Lasciato anche l’ultimo baluardo della civiltà il gruppo si avventura nella foresta: la meraviglia e la purezza dell’ambiente dissipano gli ultimi dubbi.
Il gruppo arriva a destinazione, solo pochi metri li separano dai bulldozer distruttori. L’operazione ha inizio. Ma ecco che la brutta sensazione di Justine si realizza: tutto viene orchestrato perché lei sia l’unica ad essere realmente in pericolo e in una operazione dove l’unica arma di difesa sono i cellulari e una connessione internet avere una ragazzina dal padre importante che rischia la vita in prima linea è qualcosa che fa notizia.
L’avanzamento della multinazionale è stato fermato, hanno vinto.
Sul piccolo aereo che li riporta alla civiltà tutti festeggiano tranne Justine.
L’aereo ha un guasto e si schianta al suolo, dopo qualche esplosione in aria che uccide parte del gruppo. I superstiti, scendono a fatica dall’abitacolo distrutto, passando attraverso i corpi martoriati dei loro compagni, solo per ritrovarsi in una situazione ancora peggiore: vengono attaccati dalla stessa tribù indigena che erano venuti a salvare e fatti prigionieri.
Ma la situazione si rivolta dalla padella alla brace, è proprio il caso di dirlo.Appena arrivati al villaggio i pochi rimasti vengono messi in una gabbia mentre guardano il primo di loro, e anche il più grassoccio, che viene smembrato vivo e cucinato fra le urla di giubilo di tutta la tribù.
Che l’orrore abbia inizio.
Roth si attiene a quelli che sono gli schemi canonici del genere, facendo vedere tutto, non tralasciando nulla, il suo sguardo (e la cinepresa) non abbandonano i corpi urlanti e insanguinati mentre vengono fatti a pezzi, gli occhi rimossi, le ossa rotte, la pelle strappata via. Devo dire che ho passato quasi tutte queste scene a cercare di concentrarmi su altro, specialmente le reazioni impassibili di quelli che mi circondavano.
Eppure, proprio quando l’elemento prettamente horror fa la sua entrata in scena arriva anche il divertimento. Eli Roth mischia l’orrore con la risata. Dopo il primo moneto di shock, i personaggi reagiscono, creando scene impagabili come quando due dei prigionieri cercano di far “sballare” la tribù inserendo marijuana nel corpo di un loro compagno morto, riuscendoci per altro.
In questo modo si crea una flebile eppur perfetto equilibrio fra ciò che spaventa e ciò che intrattiene: la tensione viene smorzata senza che il film perda l’attenzione del pubblico.
Wow!!! Ecco un film che guarderei ben volentieri!!!
RispondiEliminaMa tu li consigli tutti!! Ma così non vale! :) questo comunque mi ispira!