martedì 30 ottobre 2012

I segreti di Shining


La prima volta che ho visto Shining avevo sedici anni, ed era una piovosa notte di Halloween. Banale, lo so. Ero con un’amica, avevamo quintali di gelato a disposizione e non sapevamo affatto cosa ci aspettasse. L’ingenuità adolescenziale. Ovviamente, siamo morte di paura. Ricordo solo che non volevamo avvicinarci  alle finestre (che poi perché le finestre?), e che abbiamo poi chiamato due amici perché venissero a farci compagnia. Quando i film horror sapevano ancora spaventare…

Negli anni mi sono documentata parecchio sulla realizzazione del film e, scelte tecniche a parte, ho trovato una quantità di informazioni davvero curiose al riguardo.

  •    Il caro Stanley Kubrick ad esempio, durante le riprese si divertiva a chiamare Stephen King nel cuore della notte per apostrofarlo con provocatori: “Ma tu ci credi in Dio?”.
  •   Jack Nicholson non è stata la prima scelta di Kubrick, per quanto il regista avesse sempre voluto lavorare con lui. In un primo momento si era pensato anche a Robert De Niro e a Robin Williams, ma nessuno dei due sembrava “pazzo abbastanza”.
  •   Più turbolenta ancora la ricerca del bambino. Tra gli aspiranti la spuntò Danny Lloyd, sei anni, che durante tutte le riprese del film non aveva idea di cosa esattamente si stesse girando. Pare infatti che nessuno gli avesse rivelato l’intera trama per evitare di turbarlo, e Lloyd scoprì la verità solo parecchi anni dopo.
  •    Kubrick era un perfezionista: la scena di Wendy con la mazza da baseball fu ripetuta 127 volte. 127.
  •    Per filmare la celebre scena dell’Here’s Johnny! ci sono volute 60 porte. La falegnameria avrà vissuto di rendita per tutta la generazione successiva.
  •   Per Shelley Duvall (Wendy) non fu affatto facile. Sembra che Kubrick avesse raccomandato a tutto il cast di non darle nessuna confidenza, per metterla in una fragilissima condizione psicologica che avrebbe favorito la sua interpretazione. La Duvall fu trattata come un’emarginata per tutta la durata delle riprese.
  •   Anche Kubrick ha provato ad addentrarsi nel labirinto, sfidato dallo scenografo, borbottando un “Ma tanto è troppo facile”. Non ne è uscito.
  •   Le sequenze furono girate in ordine, per dare la possibilità agli attori di calarsi ancora di più nel personaggio.



1 commento:

  1. ma chissà poi se son vere ste robe... talmente pazzesche che potrebbero anche esserlo! ;)

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